Termes les plus recherchés
[PDF](+65👁️) Télécharger Ragazzi Grandi - Ebooksee pdf
Ragazzi Grandi - EbookseeTélécharger gratuit Ragazzi Grandi - Ebooksee pdf
Carlo Collodi
I ragazzi grandi
www.liberliber.it
Questo e-book e stato realizzato anche grazie al sostegno di:
E-text
Editoria, Web design, Multimedia
http://www.e-text.it/
QUESTO E-BOOK:
TITOLO: I ragazzi grandi
AUTORE: Collodi, Carlo
TRADUTTORE:
CURATORE:
NOTE :
DIRITTI D'AUTORE: no
LICENZA: questo testo e distribuito con la licenza
specificata al seguente indirizzo Internet:
http://www.liberliber.it/biblioteca/licenze/
TRATTO DA: Carlo Collodi
I ragazzi grandi
Sellerio Editore, Palermo 1989
CODICE ISBN: 88-389-0567-3
la EDIZIONE ELETTRONICA DEL: 8 novembre 1999
INDICE DI AFFIDABILITA': 1
0: affidabilita bassa
1: affidabilita media
2: affidabilita buona
3: affidabilita ottima
ALLA EDIZIONE ELETTRONICA HANNO CONTRIBUITO:
Edda Valsecchi, valedda@tin.it
REVISIONE:
Claudio Paganelli, paganelli@mclink.it
PUBBLICATO DA:
Alberto Barberi
Informazioni sul "progetto Manuzio"
II "progetto Manuzio" e una iniziativa dell'associazione culturale Liber Liber.
Aperto a chiunque voglia collaborare, si pone come scopo la pubblicazione e la
diffusione gratuita di opere letterarie in formato elettronico. Ulteriori
informazioni sono disponibili sul sito Internet: http://www.liberliber.it/
Aiuta anche tu il "progetto Manuzio"
Se questo "libro elettronico" e stato di tuo gradimento, o se condividi le
finalita del "progetto Manuzio", invia una donazione a Liber Liber. II tuo
sostegno ci aiutera a far crescere ulteriormente la nostra biblioteca. Qui le
istruzioni: http://www.liberliber.it/sostieni/
2
CARLO COLLODI
IRAGAZZI GRANDI
- Bettina, accendi subito il caminetto - disse Clarenza, entrando in salotto e volgendo la sua
parola a una donna sulla cinquantina, che stava spolverando con una spazzola di penne i mille
ninnoli, di varia maniera, posati per ornamento sopra la mensola di un caminetto, sormontato da un
grande specchio.
- Nel momento - rispose la Bettina, e chinandosi per accomodare la legna, disse alia sua
giovane padrona:
- Indovini un po', signora Clarenza, chi ho veduto or ora, per la strada, mentre tomavo a
casa.
- Sara un po' difficile.
- Glie lo do a indovinare in mille.
- Figurati, se voglio stare a lambiccarmi il cervello. Spicciamoci: chi hai veduto?
- Il signor conte!...
- Come! Mario e qui?.. Mi pare quasi impossibile. A quest'ora sarebbe venuto a trovarci.
- Eppure era lui!
- Bada, Bettina, avrai sbagliatoL.
- Era lui in persona... e si mantiene sempre un beH'uomoL.
- Lo credo. Sempre elegante?..
- Sempre lo stesso. Mi ricordo di quando, da giovinotto, veniva per casa e che tutti si
credeva che fra lui e lei - (nel dir cosi la Bettina, accenno cogli occhi la sua padrona) - ci fosse
veramente qualche cosa... eppoi...
- Eppoi, sul piu bello tutte le speranze andarono in fumo, non e vero Bettina?.. - Nel
profferir queste ultime parole, la Clarenza fece una di quelle risate artificiali, che non fanno ridere
nessuno, nemmeno la persona che ride.
Dopo dieci minuti di silenzio, la Bettina, scrollando il capo, continuo:
- Peccato! che bella coppia sarebbe stata!...
- Non lo credere: Mario non era l'uomo per me! Troppo leggero di carattere: troppo
volubile! troppo farfallone!... Mario, per tua regola, non sara mai un uomo serio!...
- Ma un gran bell'uomo!
- Speriamo che l'Emilia gli avra fatto metter giudizioL.
- Speriamolo davvero.
- In ogni modo, val piu Federigo in un solo dito...
3
- Dicerto - replied la Bettina, con accento di sincera convinzione. - Dicerto, il signor
Federigo e una gran degna persona... ma ecco... secondo me, non ha la malizia di esser bello come
il signor Mario!...
In questo mentre, Francesco si presento sulla porta, annunziando: - Il signor conte Mario.
La Clarenza, colla rapidita del baleno, si die un'ultima guardata alio specchio: quindi, preso
il primo libro che gli capito fra le mani, ando a sedersi dinanzi al caminetto.
- E permesso?
- Ma questo e un miracolo! una vera apparizione!... - disse Clarenza, voltandosi sorridendo
verso la porta, e stendendo la mano al conte.
- Mia buona Clarenza! Anche a me mi pare di sognare! - replied Mario, con un accento di
mal dissimulata afflizione.
Clarenza, meravigliata, lo guardo fisso negli occhi: quindi, pigliando un tuono di voce
carezzevole:
-Vie accaduto forse qualchecosa?..
- Perche?..
- Dio mio! Avete addosso una cert'aria di mal umore, che fate proprio pieta... voi, una volta
cosi allegro... cosi scapato...
- Non vi occupate di me, Clarenza, parliamo piuttosto di voi. Gli anni passano e non vi
toccano. Sempre bella e fresca, come una camelia sulla pianta.
- Diavol mai! - replied vivacemente Clarenza, un tantino impermalita del complimento - una
donna, a venticinqu'anni, ha quasi il dovere di non esser brutta. Anche voi, sapete, Mario: se non
aveste codest'aria di salcio piangente, si potrebbe dire che vi siete conservato come un ermellino
nella canfora.
- No, arnica mia - soggiunse il conte, abbassando di nuovo il tuono della voce - ormai io
sono vecchio, un decrepito di trenta anni!...
- Ecco le solite frasi! A proposito: come sta l'Emilia? non mi avete detto nulla..
- Vi prego!... non tocchiamo questo tasto.
- Mi fate paura? E forse malata? - domando Clarenza con vivissima ansieta.
- PeggioL.
- Mio Dio!... Morta?
- PeggioL.
- Peggio?.. - Clarenza rimase perplessa, stuonata, come fuori di se: quindi illuminata quasi
improvvisamente da un baleno, che traverso la sua mente, soggiunse piano e con voce
compassionevole:
- Povero Mario! in questo caso comprendo benissimo il vostro dolore e lo rispetto...
Il conte si lascio cascare sopra una poltrona, dove per alcuni minuti secondi rimase
immobile e cogli occhi fissi a terra. Quando si risenti, il suo primo movimento fu quello di portarsi
la mano sopra la testa, per assicurarsi colla punta delle dita se la scrinatura dei capelli avesse
sofferta qualche perturbazione, in quella violenta scossa di tutta la persona.
- Mario!... e lui chi era? - domando Clarenza esitando e abbassando gli occhi.
- Un mio compagno di collegio! l'amico del cuore.
- Infami! tutti cosi gli amici del cuore!
- Venne quest'estate a Genova. I medici gli avevano ordinato i bagni di mare. Il giomo
stesso che arrivo lo incontrai alia posta. Era pallidissimo e mal'andato di salute. Sei solo? gli
domandai. - Si. - e dove abiti? M'immagino che non sarai sulla locanda. - Anzi sono appunto sulla
locanda. - In codesto stato di salute? Tu hai bisogno di qualcuno che ti assista. - Ubbie, mi rispose
sorridendo melanconicamente; alfoccorrenza, so morire anche da me solo; e senza bisogno di aiuto.
- Sciocchezza! tu verrai a casa mia, gli risposi in tuono imperativo. Io abito a venti passi di distanza
dal mare. Ho un quartiere assai grande e assai comodo, perche ci sia sempre una camera e un
salottino per gli amici. - Impossibile. - Ti ripeto che t'aspetto, e non facciamo complimenti inutili.
Si. - no, no - si - il fatto sta che lo costrinsi ad accettare. Lo presentai a mia moglie, e dopo pochi
4
giomi divento di famiglia. La sera mi accompagnava al Club, e alle due dopo la mezzanotte veniva
a riprendermi per tornare a casa insieme. Passarono cosi due mesi: le bagnature erano finite; l'amico
si era completamente ristabilito... ma non parlava d'andarsene...
- E in tutto questo tempo non vedeste nulla? Non vi accorgeste di nulla?
- Clarenza mia - continuo Mario fremendo e lisciandosi con compiacenza le sue lunghe
fedine - i mariti somigliano a quei disgraziati di cui parla il Vangelo: hanno gli occhi, e non
vedono; hanno gli orecchi, e non intendono nulla. Una bella mattina, Giorgio... (cosi si chiamava
quel miserabile) riceve un dispaccio da casa. Bisognava che partisse subito. Difatti parti,
promettendo che sarebbe tomato dopo pochi giorni per riprendere la sua roba e per ringraziarci
della cortese ospitalita che gli si era data.
A questo punto, ci furono due minuti di pausa e di raccoglimento, quindi il conte seguito:
- Non staro a dirvi per quale strana combinazione, durante quella breve assenza, una lettera
di Giorgio, che era destinata per l'Emilia, capitasse disgraziatamente nelle mie mani. Si vede
proprio che gli innamorati colpevoli son come i ladri: i quali, dopo tanto ingegno e dopo tante
cautele, finiscono prima o poi col fare qualche grande sciocchezza, che serve a scuoprirli e a
metterli nelle mani della giustizia.
- E quella lettera?.. - domando Clarenza con una curiosita impaziente.
- Da quella lettera potei comprendere che il falso amico... che il Giuda insidiava al mio
onoreL. Voi conoscete il mio carattere impetuoso, violento, subitaneo. Senza metter tempo in
mezzo, mi presentai a mia moglie, come una tigre ferita. [.'Emilia protesto della sua innocenza:
pianse: prego - e siccome una parola ne tira un'altra, cosi accadde una scena dolorosissima, al
seguito della quale mia moglie ritorno presso sua madre, gridando e spergiurando che non avrebbe
piu rimesso il piede in casa mia... Partita l'Emilia, mi trovai solo! - solo come un cane. Risoluto,
d'altra parte, per la mia dignita, a non fare nessun atto di scusa e di sottomissione, feci allestire la
mia valigia, e fino da ieri sera eccomi qua, in un paese dove ho passato gli anni piu belli della mia
prima giovinezza; dove si pud dire che sono conosciuto da tutti, e dove tutti mi vogliono bene.
- Povero Mario! E di lui?..
- Non ne ho saputo piu nulla, e non voglio saperne nulla. Ma ditemi voi, Clarenza, se si pud
trovare un uomo piu scellerato di quello?!... tradire cosi vilmente l'ospitalita dell'amico. Giorgio e
un mostro.
- Giorgio e un uomo, come tutti gli altri. Io non scuso davvero la sua condotta! Dio me ne
guardi! Ma Giorgio non e un'eccezione alia regola. Amico mio - continuo Clarenza, battendo
leggermente e con grazia la sua bella manina sul braccio del conte - tenetelo bene a mente:
ammesse certe date circostanze, tutti gli uomini si somigliano fra di loro.
- No, Clarenza, no - replied Mario, quasi sdegnato e con accento vibrato. - Io, per esempio,
sono stato un grande scapato: io, per dir come diceva mio padre, ne ho fatte di tutti i colori!... ma,
vivaddio, sento che non sarei capace di un'azione indegna come questaL. Pero la colpa e mia, tutta
mia... e ora tocca a me a fame la penitenza.
- E vero la colpa e vostra; ma permettetemi, che ve lo dica: un po' di colpa ce l'ha anche
l'Emilia.
- Sono io, io, che ho condotto Giorgio in casa! Dunque tutta l'imprudenza e mia.
- Ma una moglie prudente - soggiunse Clarenza, assottigliando la voce con moltissimo
garbo e staccando le parole, le une dalle altre - ma una moglie prudente avrebbe dovuto rimediare
all'imprudenza del marito. Toccava all'Emilia, scusate se parlo cosi, a farvi notare la poca
convenienza di mettervi un giovinotto per casa... se non foss'altro per riguardo al mondo!
- Non ne parliamo piu, - interruppe Mario alzandosi e dandosi un'occhiata complessiva nello
specchio, appeso al disopra del caminetto. Quindi continuo con un accento d'amarezza infinita.
- Se io vi dicessi che questa sciagura domestica ha spento per sempre il sorriso della mia
vita.
- Fortunatamente non e stata una sciagura irreparabile! Meno male, che ve ne siete avveduto
in tempo.
5
- Se io vi dicessi che la condotta abbominevole di Giorgio m'ha nauseato del mondo... mi ha
messo in diffidenza con tutta la societal... Se io vi dicessi - (e qui la voce di Mario comincid a
tremare) - che tutte le volte che io mi trovo solo... mi assalgono tristissimi pensierL.e finisco... mi
vergogno a dirlo... col vagheggiare il suicidio.
- Mario! - grido Clarenza, impaurita - guardate bene che io non senta piu sulla vostra bocca
questa brutta parolal... Quanto tempo avete intenzione di trattenervi qui?..
- Non io so neppur io: giro il mondo come un pazzo.
- Volete dar retta a me?
- Volentieri.
- Promettetelo.
- Lo prometto.
- In casa nostra, abbiamo un piccolo quartiere che da sul giardino. E il quartiere destinato
per il mio fratello Carlo, quando ritomera da Berlino, dov'e a finire i suoi studi...
- Vi ringrazio - disse Mario, interrompendola - ma e impossibile, assolutamente impossibile.
- Voi avete bisogno di svago, di distrazione...
- Pur troppo!
- Voi, soprattutto, avete bisogno di non restar mai - solo!... La solitudine e sempre
consigliera di tristi pensieri... e segnatamente per voi, per voi che avete un carattere cosi sensibile,
cosi nervoso! -
- Non abbiate paura, Clarenza - disse Mario, sorridendo a fior di labbra, e pigliando per la
mano la sua graziosa interlocutrice.
- Non ho paura, io: ma se accadesse qualche sciocchezza, v'immaginate il rimorso, che
sarebbe per tutti noi?...
- Parlatene almeno prima con Federigo.
- Non c'e Federigo che tenga; per vostra regola, in questa casa ci sono il marito e la moglie.
Contenta io, contend tutti.
- Donna veramente rara!... E dire che tanto tesoro di grazia e di spirito poteva esser mio!...
Vi rammentate, Clarenza, di quei tempi famosi?...
- Io non mi rammento di nulla! - replied l'altra con disinvoltura.
- Davvero?... Come non vi rammentate nemmeno di quella famosa festa da ballo, in casa di
mia zia?...
- Vi ripeto che io non mi rammento di nulla: di nulla affatto. Mi rammento soltanto d'un
proverbio, che dice: «Acqua passata non macina piu».
- Ah! Clarenza! Iproverbi qualche volta sono crudeli!...
- Saranno crudeli - soggiunse Clarenza ridendo, - ma sono molto comodi per troncare i
discorsi uggiosi e inconcludenti.
Mario, che in quel momento si era dimenticato della sua sciagura coniugale (non e concesso
a tutti di avere un'eccellente memorial), si morse leggermente il labbro inferiore; poi, riattaccando
la conversazione, continuo:
- E Federigo sta bene?
- Come un pesce nell'acqua - rispose Clarenza, per fargli capire che aveva letto i Masnadieri
di Schiller.
- E il vostro commercio delle pelli prospera sempre?
- Vi avverto, Mario - osservo Clarenza con l'accento freddo di una persona mortificata nella
parte piu viva del suo amor proprio - che oramai e piu d'un anno che Federigo si e ritirato affatto
dal commercio. Abbandono la mercatura per dedicarsi interamente alia vita politica!
- Come! - soggiunse il conte, dando in una gran risata. - Avete lasciato le pelli per la
politica? Un brutto baratto, cara mia; ve ne avvedrete al bilancio!
- Pazienza! D'altra parte, noi abbiamo tanto, e forse qualche cosa piu, per poter vivere
agiatamente. Prova ne sia che Federigo, non avendo figli, ha fondato a tutte sue spese un
educatorio per le fanciulle povere del comune.
6
- E una cosa che gli fa onore.
- Questo lo dite voi, e lo dicono tutti: ma il Ministero seguita a far l'indiano. Credete voi che
quei signori si siano voluti ricordare una sola volta di mio marito?...
- Per altro - soggiunse Mario, studiandosi di dare alia sua voce il colore di un dolce
rimprovero - se le voci sono vere, sento dire che Federigo e uno dei caporioni del partito dei
malcontenti...
- Siamo giusti, amico mio - replied Clarenza vivace mente - come volete che mio marito sia
govemativo, se non e nemmeno cavaliere?
Mario apri la bocca a mezzo sbadiglio, tanto per nascondere il balenio d'un risolino
impertinente, che gli era spuntato, senza avvedersene, a fior di labbra; quindi riprese:
- Ditemi un'altra cosa: e Federigo conserva sempre le stesse abitudini?
- Quali abitudini?
- Voglio dire - continuo l'altro scherzando - porta sempre il solito cappello alia calabrese, la
solita camicia quasi sempre sbottonata da collo, la solita cravatta di seta in colori?...
- Dico la verita - rispose Clarenza, indispettita e mortificata - sono tutte cose alle quali non
ho fatto mai attenzione. Del resto - continuo con voce ironica e alzandosi in piedi - non tutti gli
uomini hanno avuto dalla natura il dono di esser belli ed eleganti, come il signor conte Mario!...
- Domando scusa: non ho inteso punto di offendere, ne di far confronti!...
- E allora, perche vi occupate tanto della toilette di mio marito?..
- Perche?.. Ah!... mi domandate perche?.. Perche, Clarenza mia, piu ci guardo e piu mi
persuado che avreste dovuto nascere ai fortunati tempi ai Fuigi XIV! Fa vostra mano era degna dei
cavalieri piu brillanti della corte del gran monarca.
- Badate, Mario! se cominciate a canzonarmi, vi lascio qui su due piedi e me ne vado - disse
Clarenza, rimettendosi a sedere.
- Un'altra curiosita. E vostra sorella? non mi avete ancora detto nulla di quel caro diavoletto
della Norina.
- Sta in casa con noi.
- Si e rimaritata?
-No.
- Pare impossibile: Cosi giovine e cosi graziosa!
- Vi diro: mia sorella e la piu buona figliuola di questo mondo: ma sta male un poco qui.
Fa Clarenza, profferendo quest'avverbio di luogo, si tocco coll'indice della mano in mezzo
alia fronte. Poi continuo:
- Se il giudizio facesse da fedi di nascita, la Norina avrebbe appena dieci anni. Figuratevi,
per dirvene una, che in questi giomi ha mandato indietro un magnifico partito. Conoscete, per caso,
il signor Valerio?
- Se lo conosco! Siamo vecchi amici. Un bravissimo giovine e che sa fare molto bene i
propri affari.
- Valerio e appunto la persona, alia quale Federigo ha ceduto tutto il suo traffico
commerciale.
- E la Norina lo ha rifiutato?
- Rifiutato veramente, no; ma gia e lo stesso: lo ha disgustato... stancato.
- E il perche si sa?
- Io lo so pur troppo. E un perche da ragazzi. A voi, antico amico di casa, posso anche
farvene la confidenza.
Nel dir quest'ultime parole, Clarenza si alzo: e con passo leggerissimo ando a metter
l'occhio alio spiraglio di una porta semichiusa, che rimaneva dalla parete opposta, in faccia al
caminetto.
- Scusate la mia curiosita - disse il conte, che non capiva nulla in questo brano di pantomima
- e tutta questa circospezione, perche?.. Ma sarebbe per caso un segreto di Stato?...
7
- Ho le mie buone ragioni - rispose Clarenza, tornando verso il caminetto; - bisogna sapere
che la Norina spesso e volentieri si diverte a stare a sentire dietro agli usci.
- Nossignora, nossignora! - grido una voce limpida e squillante come un campanello - la
Norina non si e divertita mai a stare a sentire dietro agli usci. Ecco qui perche, mi e accaduto una
volta... una sola volta... la mia signora sorella non l'ha fatta piu finita!
La Norina, che era gia entrata in sala improvvisamente, guardo la sorella in un certo modo
tragico-comico, quasi volesse dire: carina! ci rivedremmo a quattr'occhi.
Quindi, cambiata fisonomia e fattasi tutta sorridente, si volse al conte e stendendogli la
mano:
- Buon giorno - gli disse - signor Mario. Buon giorno e bene arrivato!
- Si parlava appunto di voi.
- Me l'ero figurato.
- Raccontavo, giusto, a Mario, lo sproposito che hai fatto - soggiunse Clarenza.
- Sproposito?.. quale sproposito?
- Quello di esserti disgustato il signor Valerio.
- Per carita... - fece la Norina, con l'accento piagnucoloso della persona annoiata - per
carita...: non parliamo piu di lui. Oramai e un motivo vecchio. Mi e venuto a noia come la pirn del
Trovatore.
- Hai torto!
- Pazienza! tanto peggio per me: se non foss'altro il nome di Valerio! Mi e parso sempre un
nome da commedia.
- Mettiamo da parte le giuccherie: Valerio e un negoziante intelligente, che fra qualche anno
sara un bel signore...
- Ma sempre uggioso, sempre antipatico, sempre molesto. Insomma, io sento benissimo, che
se lo sposassi, farei due disgraziati!... - disse la Norina, facendo colla bocca una smorfia curiosa,
come se avesse parlato d'olio di fegato di merluzzo non depurato.
Clarenza guardo in viso la sua sorella; quindi aggiunse con accento ironico e stentato:
- Si!... Sposerai queH'altroL.
- Ah! dunque c'e un altro? - domandd il conte, ficcandosi tutte e due le mani nelle tasche
della sottoveste e mettendosi fra mezzo alle due giovani donne.
- Io non so nulla! - replied Clarenza.
- Eccovi la spiegazione della favola - soggiunse francamente la Norina. - Bisogna sapere
che la signora Clarenza si e messa in capo che io abbia ancora qualche speranza sul marchesino di
Santa Teodora.
- Questa e la favola: io raccontero la morale - replied Clarenza. - Bisogna sapere che il
marchesino di Santa Teodora, dopo esser venuto per qualche tempo in casa nostra con molta
frequenza, comincid un bel giomo a diradare le sue visite... e fini poi come doveva finire.. cioe, col
non venirci piu!
- A buon conto, se n'e andato senza dire addio: dunque potrebbe ritornare.
- Si, aspettalo.
- Non lo conosco punto questo Santa Teodora: e un bel giovine? - domandd il conte.
- E marchese! ecco tutta la sua bellezza!... - disse Clarenza: e avvicinatasi a Mario, gli
sussurro sottovoce:
- Per la smania di un titolo, la Norina sarebbe capace di commettere qualunque sciocchezza.
- Volete conoscerlo, Mario? - disse la Norina, tirando fuori da un piccolo portafoglio un
ritratto in fotografia.
- Vediamolo - rispose il conte: e prese in mano il ritratto, per osservarlo. In quel mentre, la
Norina gli bisbiglio velocemente negli orecchi:
- Vedete! Se domani, per disgrazia, diventassi marchesa, la Clarenza sarebbe capace di
cavarmi gli occhi. Come son curiose certe debolezze! perche e toccato a lei un pellicciaio, cosi
pretenderebbe che tutte le donne dovessero sposare dei negozianti di pelli!...
- Dunque, Mario?.. - interruppe Clarenza, che aveva indovinato l'argomento di quel
cicaleccio, mormorato a fior di labbra.
- Avete ragione - disse il conte, andando a prendere il suo cappello, che aveva posato sopra
una sedia. - Poiche volete cosi, vado subito a prendere la mia valigia.
- A proposito, Norina; ho da darti una notizia gradita: questo signore - (e Clarenza accenno
Mario) diventa per qualche giomo ospite in casa nostra.
- Lo so! - rispose la Norina sbadatamente.
- Chi te l'ha detto? - domando Clarenza vivacemente.
- E stato un caso - replied la Norina, mendicando una scusa. - Traversava appunto il salotto
verde, quand'ho sentito che tu dicevi...
- Capisco, capisco: il solito caso!... Del resto, il povero Mario e malatissimo di nervi... ed
ha bisogno di svagarsi. Tocca dunque a noi a cercar tutti i mezzi per non dargli tempo di ricordarsi
del suo malumore. La sera faremo un po’ di musica: qualche volta un po' di ballo: e appena il
tempo si rimettera, anderemo a passare una bella giornata alia nostra villa di Belmonte...
- Cara Norina! - disse Mario dandosi alia sfuggita un'occhiata di compiacenza nello
specchio - mi e cascata addosso una di quelle disgrazie!...
- Pur troppo!... - soggiunse sbadatamente la Norina.
- E come l'avete saputa?
- Sara stata la solita combinazione, il solito caso!... - interruppe Clarenza, ridendo e
guardando la sorella.
- Le forze mi hanno talmente abbandonato! - seguito il conte, alzandosi con fatica dalla
poltrona dov'era piu sdraiato che seduto, - le forze mi hanno talmente abbandonato, che io sento
benissimo che vado incontro a una gran malattia.
- Ubbie! esagerazioni! - disse la Norina. - Se tutti i dispiaceri coniugali portassero
necessariamente seco una malattia, a quest'ora tutto il mondo sarebbe uno spedale...
- Che disinganno atroce! un amico, capite?.. un amico, che tradisce...
- Andate, Mario, andate a prendere la vostra roba.
- Avete ragione, Clarenza!... Compatitemi se mi ripeto troppo spesso... e rammentatevi che e
un'opera di misericordia quella di sopportare le persone moleste! A fra poco.
E il conte se ne ando.
- Povero diavolo! eppure mi fa male! - disse Clarenza con accento di vera compassione.
- Io dico, invece, che gli sta bene!... Quando un uomo ha per moglie una donna giovane e
graziosa, come e l'Emilia, prima di mettersi in casa un amico pericoloso, dovrebbe pensarci venti
volte, eppoi non fame nulla.
- Bada veh! In questo caso, secondo me, la piu colpevole e l'Emilia. Toccava a lei a
protestare.
- Povera figliola! Chi lo sa! forse non prevedeva nulla di male... forse si credeva sicura di
qualunque pericolo...
- Eh! cara mia - replied Clarenza scrollando leggermente il capo - tutte ci crediamo sicure!...
E il mondo? non lo conti per nulla? il mondo che e cosi chiacchierino, cosi pettegolo, cosi
mettibocca?..
La Norina guardo in viso la sorella: e dette improvvisamente in una grandissima risata,
mostrando trentadue denti di sfavillante bianchezza...
- E ora, di che ridi? - domando Clarenza impermalita.
- Rido di te!
- Imbeci...!
Clarenza si riprese a tempo, e non fini la scortese parola.
- Tu che critichi tanto il poco giudizio dell'Emilia - continuo la Norina - mi sapresti dire,
allora, perche hai ceduto a Mario il quartierino di nostro fratello?
- Che discorso e codesto?.. vorresti forse paragonare me coll'Emilia? L'Emilia sara una
buona donna... e una bravissima donna... ma in fondo in fondo, e una donna come ce ne sono tante.
9
Quanto poi a me! (e qui alzo la voce) - posso dirle, cara la mia signora, che io mi sento sicura e
sicura davvero...
- Tutte ci sentiamo sicureL. - soggiunse l'altra, con finissima canzonatura! ma poi, non c'e
forse il mondo? quel mondaccio che e cosi lesto di lingua?...
- II mondo sa con chi deve pigliarsela, e chi deve rispettare; il mondo sa che vi sono delle
mogli che non ammettono nemmeno il sospetto. Per tua regola io sono come la moglie di Cesare.
- Di che Cesare?..
- Di Cesare, romano.
- Huh!... - fece la Norina, che era debolissima nella storia romana! forse l'avro conosciuto
questo Cesare, ma ora non ne lo ricordoL.
In questo mentre entro nella sala il marito di Clarenza. Federigo era uomo sulla quarantina:
non elegante, ma pulito: vegeto, liscio e colorito, come una melarosa: una di quelle fisonomie
comunissime che, quando si vedono la prima volta, pare di averle incontrate le molte volte e
conosciute sempre.
- FinalmenteL. - disse entrando in sala e andandosi a buttare tutto di un pezzo sulla
poltrona, che era dinanzi al caminetto.
- Che cos'hai fatto?.. - domando Clarenza, senz'ombra di curiosita, quasiche conoscesse a
memoria la risposta.
- Non ne posso piu... sono stanco, sfinito. Da stamani in poi non ho avuto un momento di
respiro. Cara mia - continuo, passandosi e ripassandosi il fazzoletto bianco dal principio della
fronte fino a quattro dita dietro la nuca, sopra una strisciata di cranio lucido e pulito, quasi fosse
d'avorio - cara mia! la popolarita, non lo nego, ha le sue dolcezze e le sue grandi soddisfazioni, ma
pur troppo e seminata anche di noie e di dispiaceri. Se io avessi un figliuolo, gli direi contentati
della modesta oscurita, e non far come tuo padre! Quando un uomo ha fatto tanto di diventar
necessario al suo paese, addio pace, addio tranquillita, addio benessere. Per lui non c'e piu bene, ne
giorno, ne notte.
- E ora di dove vieni? - domando Clarenza.
- Esco in questo momento dal Comitato elettorale. Finalmente, se Dio vuole, abbiamo
trovato il nostro candidato.
- E sarebbe?
- Il marchese Sorbelli..
- Credevo qualche cosa di meglio - fece la Norina, torcendo un po' la bocca - il marchese
non e passato mai per un'aquila.
- Non sara un'aquila - riprese Federigo - ma pero e un uomo di carattere: tutto d'un pezzo.
Non l'ho mai sentito dir bene di nessun Ministero!
- Parla bene? - chiese Clarenza.
- No - rispose il marito con la serieta dell'uomo che se ne intende - no: parla piuttosto male:
ma legge benissimo: e questo e un gran requisito per un oratore. Voglio fargli un partito...
- Saprai che fra qualche giorno avremo qui Sua Eccellenza!... - disse Clarenza, appoggiando
la voce con ironia su quest'ultime parole.
- Lo so, lo so! L'ho visto dai giomali.
- M'immagino che verra qua per le elezioni?
- Si capisce bene. Un po' per l'elezione e un po' per albagia. Fa tanto piacere di ritornar
ministri, nel paese dove siamo nati, e dove per tanti anni siamo stati uomini, come tutti gli altri.
- A proposito dei ministri - interruppe la moglie, con disinvoltura - sai chi abbiamo per
ospite in questo momento?
- Chi?
-11 nipote di Sua Eccellenza.
- Mario?
- Lui in persona.
10
- Sapevo che Mario era qui - continuo Federigo - ma non sapevo che fosse alloggiato in casa
nostra.
- Gli ho ceduto il quartiere di Carlo: ho fatto male?
- Hai fatto benissimo; sono avversario politico del ministro: ma voglio bene a quest'altro.
Povero Mario!... in questi giorni ha avuto per casa una bella burrasca.
- Come lo sai?
- Ho ricevuto una lunghissima lettera dalla madre deU’Emilia.
- A quanto pare, e stata una cosa seria - disse Clarenza.
- Seria no!... - rispose Federigo - ma poteva diventar serissima. Risulta dai documenti che
per ora si trattava semplicemente d'una chiassata... d'un amor platonico...
- Allora e un'inezia! - soggiunse la Norina, facendo colla bocca un certo garbo, come se
volesse dire: «non c'e sugo!».
- Un'inezia? - replied vivacemente Federigo - adagio un poco con quell'inezia!... Bisogna
persuadersi, cara mia, che fra l'amor platonico e l'amare... senza Platone, c'e appena la distanza che
divide il sigaro dalla cenere.
- Pare impossibile - osservo Clarenza, tenendo gli occhi incantati e fissi verso terra. - Non
l’avrei mai creduto!... E la madre dell'Emilia che cosa scrive?
- Mi scrive un monte di cose... Mi scrive, che questa giuccheria avrebbe potuto benissimo
restare abbuiata fra le pared domestiche... ma quel benedetto figliuolo di Mario, credendo di
tutelare il proprio onore, ne voile fare per forza una scena da teatro diurno... Mi scrive che 1'Emilia
e disperata, che non fa altro che piangere giomo e notte... e finisce in fondo col raccomandarsi a me
perche veda di trovare il verso di rimettere d’accordo questi due sciagurati.
- Pensaci bene, prima! - disse Clarenza, appoggiando la voce su quest'avvertimento.
- A che cosa?
- Non ti caricare di legna verde. Se fossi in te me ne laverei le mani.
- No davvero: mi ci voglio provare. Se non riesco, pazienza; mi terranno conto della buona
volonta. Si e veduto Valerio?
- Valerio? Che deve venir qui? - domandd Norina
- Cosi mi ha promesso! Ho da consegnargli queste carte... - e Federigo si levo di tasca un
involto di fogli e ando a posarli sulla mensola del caminetto: poi, voltandosi verso la giovine
cognata, che lo guardava fisso, seguito sorridendo:
- Sai, Norina, che or ora, tornando a casa, m'e venuta per il capo una curiosa idea?..
- Un'idea? Sentiamola.
- Se io tentassi...
- Male! male... - interruppe l'altra.
- Lasciami finire, che Iddio ti benedica; se io tentassi - si capisce bene a tutto mio rischio e
pericolo - di...riattivare le buone relazioni, come diciamo noi altri uomini politici.
- Tempo perso, Federigo! Te l'ho detto mille volte; e oggi te lo ripeto: non mi voglio
rimaritare.
- Ne sei sicura?
- Sicurissima.
- Norina! tu fai uno sproposito.
- Pazienza! Maritandomi, ne farei due: uno per conto mio, e un altro per conto di
quell'infelice...
- Ma la ragione di questa tua ostinazione?.. - domandd Federigo, quasi riscaldandosi.
- Te la diro io - soggiunse Clarenza, collocandosi fra il marito e la sorella.
- Sentiamo un poco la celebre indovinatrice! - grido con bizzosa ironia la Norina. - Peccato
che tu non faccia anche i lunari e che tu non venda i numeri per il lotto!...
Clarenza, ridendo della bizza della sorella, si piego verso l'orecchio di Federigo,
sussurrandogli abbastanza forte, per essere intesa:
- Tutto fiato buttato via: la tua signora cognatina ha sempre qualche speranza!...
11
- Speranza di che?.. Ah! ora capisco! - disse Federigo, in atto di rammentarsi qualche cosa -
ma, se non sbaglio, quella oramai e una speranza fallita.
- Un momento - interruppe la Norina, facendosi seria: - dichiaro che io non ho nessuna
speranza: ma casomai l'avessi, non vedo perche si dovrebbe chiamare una speranza fallita.
- Dunque non sai nulla?..
- C'e forse qualche cosa di nuovo?
- Mi dispiace doverti dire che il marchesino di Santa Teodora, fino da ieri, e officialmente
fidanzato della figlia del console americano.
- Lo sai di certo?
- Di certissimo. Me l'ha detto un'ora fa, alia Borsa, il segretario stesso del Consolato.
Ci furono due minuti di profondissimo silenzio. Poi la Norina, alzando il capo, domandd:
- E bella la sposa?
- Bella no - replied Federigo - ma un modello di virtu e di dote. Cinquantamila franchi di
rendita.
La Clarenza che, vedendo la sorella mortificata e confusa non poteva dissimulare un risolino
di consolazione, diffuso per tutta la faccia, disse interrompendo:.
- Io vado a prendere la chiave del quartierino di Carlo. Voglio vedere da me stessa se ogni
cosa e alfordine.
E use! dalla sala.
Rimasti soli - la Norina e Federigo - quest'ultimo domandd alia sua giovane cognata, che era
rimasta quasi interdetta:.
- A che cosa pensi?
- Penso a quella povera disgraziata.
- A chi?
- Alla figlia del console... Secondo me non poteva capitar peggio. Il marchese di Santa
Teodora passa per un giovane di spirito, ma in fondo non e altro che un imbecille. Figurati se io lo
conosco bene!...
- Sono tutte cose, che io l'ho dette prima di te. Eppure... scommetto che l'avresti preferito a
Valerio...
- Domando scusa: fra carattere e carattere non c'e confronto. Valerio e un uomo: e
quell'altro e un ragazzo.
- Questo si chiama ragionare! Ah! Norina! Peccato che tu non abbia intenzione di
rimaritartiL.
- Chi l'ha detto?
- Io no.
- Nemmen'io.
- Si vede, che non avro capita bene! - disse Federigo, con accento di falsa mortificazione.
- O forse sono io, che mi sard spiegata male. Insomma, ho voluto dire che io non intendo di
rimaritarmi fino a tanto che non trovo una persona che mi vada a genio.
- Dico la verita: vorrei un po' sapere perche quel povero Valerio ti e tanto antipatico?
- Ho non ho mai detto che mi sia antipatico... dico soltanto, che non mi piace. E troppo
serio, troppo sostenuto...
- Ma un'eccellente persona.
- Non c'e che dire: ma suscettibile, permaloso, delicato peggio d'una donna!...
- Eppure - continuo Federigo, accostandosi e insistendo con un certo interesse - eppure,
vedi, quantunque tu l'abbia trattato piuttosto male, sono convintissimo che basterebbe una tua
mezza parola, perche... si potessero ripigliare le trattative, come diciamo noi altri uomini politici.
- Con un superbiosaccio di quella fatta?... Mi pare un po' difficile.
- A buon conto, Valerio e stato innamorato morto di te... e l'amore, quando e stato di quello
buono, e come le malattie di petto, ha la convalescenza lunga. Aggiungi poi che Valerio ha per me
12
della gratitudine... della deferenza... Insomma, per farla finita, io scommetto che avrei accomodato
ogni cosa.
- Bada, Federigo. Io, invece, ho una gran paura che ti saresti fatto canzonare.
- Sei contenta che mi ci provi?
- Padrone! Provati pure.
- Ma se, per caso, arrivo a convertirlo, spero che non mi farai fare la figura del Pulcinella.
- Diavol mai! Non son mica una bambina!
In questo mentre, Francesco si presento sulla porta ed annunzio: - II signor Valerio.
- A tempo! - disse Federigo.
- Io scappo! - soggiunse l'altra, sottovoce.
- Sara una vittoria, o un fiasco? Che cosa ti dice il cuore?
- Come c'entra il cuore in queste ragazzate?.. - replied vivacemente la Norina, e spari.
Valerio entro in sala. Era un giovine fra i trenta e i trentacinque anni: di statura mezzana: ne
hello, ne brutto. Parlava adagio, rideva poco, camminava sempre dello stesso passo, e vestiva da un
anno all'altro di nero. Queste quattro grandi qualita gli avevano procurato la reputazione di
negoziante onesto, il posto di consigliere municipale e il grado di capitano nella guardia cittadina.
- Ecco, Valerio, il nostro piccolo contratto bell'e firmato - disse Federigo, porgendogli il
quaderno che aveva posato, un quarto d'ora prima, sul caminetto.
- Andava bene? - domando l'altro.
- Egregiamente.
- Ora, signor Federigo, non mi resta altro che ringraziarvi del vero favore che mi avete fatto.
- Di quale?
- Di avere acconsentito a rimanere per una piccolissima parte interessato nella mia casa
commerciale.
- Si capisce bene, che e un segreto fra noi due. Io non voglio comparire in nulla, ne
impicciarmi di nulla.
- A me, mi basta di sapere che siete mio socio. Ecco la gran parola, la quale, se non
foss'altro, mi pare che debba portarmi la buona fortuna.
- Oggi non siamo che soci di commercio! - soggiunse Federigo, pigliando a braccetto
l'amico. - E dire che avremmo potuto essere qualche cosa di piu!... fors'anche parentiL.
- La colpa non e stata mia.
- Non ci confondiamo. e'e stata un po' di colpa da tutte e due le parti. Ma nulla di serio: il
gran nulla. Tant'e vero che io ho creduto sempre - e io credo anch'oggi - che con un po' di buona
volonta si potrebbe ristabilire Ventente cordiale, come diciamo noi altri uomini politici.
- Impossibile! Assolutamente impossibile!...
- E perche?
- Facciamoci a parlar chiari, signor Federigo. Io non sono piu un ragazzo. Sono un uomo. La
mia dignita personale non mi permette di far simili figure. No, no: quando abbiamo presa una
risoluzione - bisogna che sia quella. Caso diverso, che cosa dovrebbe dire il mondo di me?
- Benedetto questo mondo! Lasciatelo dire: eppoi finira col seccarsi la gola.
- Non posso!
- Ma perche?..
- Perche?.. Ci sono certe cose che si sentono, e che non si possono ridire colle parole. Questi
pentimenti, questi ritornelli sono perdonabili nelle persone leggere, negli uomini di poca
conseguenza. Quanto a me, vi confesso il vero, mi parrebbe di diventar ridicolo; mi parrebbe di far
la parte di Don Fulgenzio negl 'Innammorati di Goldoni.
- Che ostinato!
- Avete ragione: mille ragioni. Disgraziatamente il mio carattere e di quelli che si spezzano,
ma non si piegano. Piuttosto soffro: mi rodo dentro di me; ma una debolezza, una ragazzata, mai!
- Mi dispiace. Proprio mi dispiace!
13
- Displace anche a me: ma, ve lo ripeto, la colpa non e mia: la colpa e tutta della signora
Norina...
- E con qual diritto il signor Valerio si permette di giudicare le mie azioni? - domandd la
Norina, entrando improvvisamente nella sala.
- Domando scusa: io dicevo... - balbetto Valerio, voltandosi tutto confuso.
- E forse lei il mio fidanzato?
- No davvero.
- Il mio tutore?
- Nemmeno per sogno.
- Il mio direttore spirituale?
- Dio me ne guardi!
- Dunque vorrei un po' sapere con qual diritto il signor Valerio si occupa tanto di me?
- Ecco... le diro... Prima di tutto bisogna sapere che il signor Federigo in questo momento,
stava insistendo per persuadermi...
- So tutto.
- Tutto - replied Valerio, maravigliato. - Com'e possibile?.
- Ripeto, che so tutto...
- Ma si tratta di una conversazione confidenzialissima, fatta ora, qui, fra noi due, a
quattr'occhi...
- Non importa: per una certa combinazione ho inteso tutto.
- La solita combinazione... di stare a sentire - borbotto fra i denti Federigo, ammiccando
comicamente la sua giovane cognata.
- Prima d'ogni altra cosa - seguito a dire la Norina collo stesso tuono di voce e colla stessa
velocita di parola - debbo osservare che Federigo non ha diritto d'impicciarsi degli affari miei; e che
ha fatto male, anzi malissimo...
- Mi basta la sinfonia: il resto dell'opera me lo figuro! - interruppe Federigo; e colto il
pretesto, se la svigno.
- Non e'e dubbio. Mio cognato ha fatto malissimo a insistere con tanto calore su questa...
scioccheria. Dio sa che cosa vi sarete figuratoL.
- Io?..
- Che cosa vi sarete messo per la testa! Forse nella vostra infinita vanita, avrete creduto che
io mi struggessi proprio dalla passione!...
E la Norina accompagno queste ultime parole con una risata quasi impertinente.
- Vi pare! - replied modestamente Valerio.
- Forse vi sarete immaginato che io non potessi vivere senza di voi.
- Prego, signora Norina...
- Che, perduto voi, per me non ci fosse piu speranza di trovar marito.
- Tutt'altro, tutt'altro.
- Ebbene, ricredetevi. Vi siete ingannato all'ingrosso. Voi - (e qui la Norina cambio accento
e abbasso leggermente la voce) - voi, ne convengo pienamente, siete una persona rispettabilissima:
negoziante onorato...
- Troppo buona.
- Consigliere municipale...
- Grazie.
- Capitano della guardia nazionale. Insomma siete un giovine pregevole per mille titoli: ma
credete forse di essere il solo?
- Non l'ho mai pensato.
- Voi valete molto, non e'e dubbio: ma credete forse che non ci sieno molti altri che valgono
quanto voi?..
- Chi ne dubita?
14
- Siamo schietti, una volta! - disse Norina, mettendosi a sedere, e accennando a Valerio di
accomodarsi. - Raccontiamo la cosa, come sta; voi siete venuto in casa mia: mi avete fatto un po' di
corte, come fanno tutti: finche un bel giomo, non so il perche, avete finito col chiedere la mia
mano.
- Ed ebbi il vostro pieno consenso - soggiunse subito Valerio.
- Non corriamo troppo - replied la Norina. - In quanto a questo pieno consenso, adagio. Non
vi dissi veramente ne si, ne no. Se ve lo ricordate bene, pigliammo tempo a riflettere e a studiare
reciprocamente i nostri caratteri.
- Non mi pare che andasse precisamente cosi.
- Vi dico che ando cosi.
- Sara come dite - soggiunse Valerio, piegando il capo in atto di sommissione forzata - mi
dispiace, che disgraziatamente in certi casi, non si pud consultare nemmeno il processo verbale.
- In quel frattempo - continuo la Norina, accavallando una gamba sull'altra, e facendo uscire
di fondo al vestito la punta di un elegantissimo stivaletto di marrocchino dorato. - In quel
frattempo, venne presentato in casa nostra il marchese di Santa Teodora... un giovine educato...
distinto...
- Anzi, distintissimo.
- Era mio dovere mostrarmi gentile con lui, come con tutti gli altri.
- Forse...
- Forse che cosa?
- Forse un po' troppo gentile!...
- Troppo?.. Non me ne accorsi mai.
- Me ne accorsi io!
- Difatti, ne pigliaste ombra... e cominciaste subito a fare l'adirato... il fiero, il cattivo...
- Cara Norina, era una questione di sentimento.
- Ma che sentimento? era una questione di vanita, tutta di vanita. Vi sono degli uomini che a
lasciarli fare, pretenderebbero dalle donne l'adorazione perpetua.
- Io non sono di questi uomini! - disse Valerio con fierezza.
- Ne io di quelle donne! - replied l'altra. - Il fatto sta che il vostro contegno, sostenuto e
quasi disprezzante, comincio a impormi una certa freddezza...
- Norina! chiamiamola freddezza.
- Amico mio, se voi andate in cerca di amori a grande effetto, di passioni teatrali, di
sentimentalismi al chiaro di luna, io non sono la donna per voi. Io amo il ritegno e la compostezza,
in tutto, anche nell'amore!
- Mi sard ingannato.
- Il fatto, mi pare, parla chiaro da se: dopo poche settimane, il marchese di Santa Teodora,
forse in grazia della mia troppa cortesia, a suo riguardo! comincio a diradare le visite e fini
colfallontanarsi del tutto. Oggi poi, come forse sapete, e promesso sposo della figlia del console
americano.
- Ma perche, Norina, non vi degnaste allora di togliermi dal mio inganno? di farmi vedere il
mi
Lire la suite
- 329.83 KB
- 15
Vous recherchez le terme ""

65

65

67